Successivamente vi abitarono i Thiene dal 1565 per 58 anni che apportarono modifiche molto significative all’edificio e lo portarono alle forme attuali, affidando il progetto a Giovan Battista Aleotti. A lui si deve l’elegante scalone che introduce al piano nobile, l’imponente facciata sud e l’ultimazione del torrione a ovest. Nei secoli XVII e XVIII i Bentivoglio prima e i marchesi d’Este poi, introdussero a loro volta decorazioni di gusto barocco.
Le numerose modifiche che il castello ha subito nel corso dei secoli rendono difficile la comprensione e la lettura della struttura; in essa convivono diversi stili: medioevale, rinascimentale, barocco e moderno.
Le stanze al piano terra, che risalgono al periodo cinquecentesco, formano il cosiddetto appartamento estense modificato nella sua veste attuale agli inizi del settecento dai marchesi d’Este; qui si susseguono in tutta la loro bellezza la sala del Camino, in stile Rococò e la stanza del Drappo denominata così per un drappo che circonda la volta del cielo del soffitto.
Uscendo dall’appartamento si attraversa un breve tratto del cortile interno e si arriva al monumentale scalone, opera dell’architetto Giovan Battista Aleotti, detto l’Argenta. A sinistra dello si trova una porta che conduce ai sotterranei del castello, sede delle vecchie prigioni. Il Cortile Il cortile della Rocca presenta molti elementi architettonici che testimoniano le stratificazioni artistiche succedutesi nei secoli. La parete sud mostra ancora una colonna (dell’originario portico quattro-cinquecentesco) con il caratteristico capitello, di gusto tardo medievale, “a foglia d’acqua” . La parte ovest evidenzia (al di sotto dell’ultima cortina muraria settecentesca) diversi stili e consente di riconoscere, sotto gli archi acuti delle finestre, alcune tracce di affreschi monocromi cinquecenteschi. I Giardini
Appartamento Interno Sala dell’Alcova La maggior parte delle pitture della ultima sala, detta “dell’Alcova” risalgono probabilmente al XVIII sec. L’evento narrato sulle quattro pareti ha forse a che fare con una qualche campagna militare Estense. Sulle due pareti lunghe sono raffigurate: la preparazione della campagna militare (secondo moduli stilistici che richiamano “La scuola di Atene” di Raffaello) e la discesa in campo dell’esercito (secondo modi che si rifanno stilisticamente a Nicolò dell’Abate); sulle pareti corte: una divinità guerriera, lo scompiglio nella città vinta e la consegna della città ai vincitori. Il percorso di visita prende avvio dall’appartamento Estense, che vede succedersi le stanze di origine cinquecentesca, modificate così come le vediamo allo stato attuale, agli inizi del ‘700 dai Marchesi d’Este. Questo percorso si snoda attraverso le diverse sale, che traggono il nome dal motivo dominante nella decorazione. La “Sala dei Gigli”, ricca anche degli affreschi con vedute di Scandiano, di autore ignoto, la “Sala del Camino” in stile rococò e la “Sala del Drappo” dal prezioso drappo che circonda la volta del cielo sul soffitto, la “Sala dell’Alcova”, che presenta affreschi del ‘700 con scene di battaglia, ed infine la “Sala delle Aquile”, situata nel corpo della torre, dove sono raffigurati i busti di Luigi, Borso, Foresto e Rinaldo d’Este. Le decorazioni di queste sale sono opera del Castellino, noto scultore modenese.
Lo scalone monumentale della Rocca è stato concepito nella sua formulazione originaria da Giovan Battista Aleotti all’inizio del 1600; la scalinata a “tenaglia” è successiva di qualche anno e fu probabilmente voluta dalla famiglia Bentivoglio. Le statue in terracotta raffigurano molto probabilmente personaggi della famiglia Thiene e furono realizzate nel 1619 dallo scultore genovese Giovan Battista Pontelli. Sono quattro le statue superstiti che raffigurano, probabilmente, Marcantonio, Ottavio I, Giulio e Ottavio II Thiene. Cantiere didattico "Sala del Paradiso" Il feudo di Scandiano, governato dal 1423 al 1565 dai conti Boiardo, si afferma tra le corti padane del XV e XVI secolo, grazie al “buon governo” dei suoi signori raggiungendo un livello elevato di vita sociale e culturale. In particolare Giulio Boiardo, proseguendo i lavori avviati dal padre Giovanni, dà inizio alla trasformazione del paese e all’abbellimento della rocca: l’edificio, da primitivo fortilizio medievale destinato alla difesa, si trasforma in sontuoso palazzo rinascimentale ornato di pitture, sculture, arredi e preziose suppellettili. Nell’ambito di questa fase di rinnovamento assume grande rilievo la commissione a Nicolò dell’Abate di eseguire diversi cicli di affreschi, all’interno e all’esterno della Rocca stessa. Questi ultimi, posti sulle pareti del cortile d’onore, sono oggi completamente perduti. La presenza di Nicolò a Scandiano è documentata tra il 1540 e il 1543 e a questo periodo è riferibile la decorazione dei due ambienti detti “Camerino dell’Eneide” e “Sala del Convito o del Paradiso”, ubicati nell’appartamento del conte al primo piano dell’edificio. Nel 1772 le decorazioni del Camerino vengono staccate e fatte trasportare a Modena per ordine del duca Francesco III d’Este. Ignota era pure l’ubicazione della “Sala del Paradiso”, che solo studi recenti hanno identificato nella camera posta sopra la torre d’ingresso. Di questa sala sono conservati alla Galleria Estense di Modena numerosi frammenti, tutti ricavati dalla demolizione della volta e dei pennacchi sui quali si impostava la volta stessa: la parte sinistra del soffitto con il “Convito di Amore e Psiche” e le vele con i “Musicanti”. Non si ha notizia del periodo in cui questi furono staccati: probabilmente anch’essi nell’ultimo quarto del Settecento. I frammenti di pitture recentemente ritrovati, sorprendentemente affini con quelli conservati a Modena, completano l’apparato architettonico e decorativo della “Sala del Paradiso” e consentono di confermarne l’ubicazione all’interno della Rocca. Grazie all’intervento dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, si è proceduto inizialmente al completo restauro di una delle lunette, intervenendo su questa come su un “oggetto pilota” per mettere a punto una metodologia che diventasse un modello di lavoro valido per tutto il ciclo, in modo da giungere alla redazione di un progetto di recupero di tutte le lunette e dell’intera stanza. Per valorizzare il ritrovamento della Sala e l’opera di restauro è nata l’idea di un “Cantiere didattico”, di un percorso cioè che consenta al pubblico, anche durante lo svolgimento dei lavori, di visitare la Sala e di immaginarne, mediante una ricostruzione virtuale, il suo volto originario.
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